“Il paziente cirrotico ha una patologia centrale all’interno dell’organismo. La cirrosi – spiega Pietro Gatti, direttore dell’Unità operativa di medicina interna dell’Ospedale civile di Ostuni – è una patologia del fegato avanzata che porta a una ridotta sintesi di proteine, una ridotta sintesi di altri elementi, a una mancata detossificazione da parte del fegato e di tanti elementi che portano inevitabilmente a un consumo dell’organismo, a una riduzione delle masse muscolari, alla comparsa di liquidi all’interno dell’addome, a un depauperamento di tutte le capacità vitali”.
A Ostuni, il 26 e 27 maggio scorsi, si è svolto il convegno ‘Gestione clinica del paziente cirrotico’. La gestione clinica della cirrosi epatica diventa sempre più critica e impegnativa e necessita di un team multidisciplinare e multispecialistico. L’avvento delle nuove terapie anti-Hcv e l’eradicazione del virus insieme al vaccino e alle terapie anti Hbv già in uso da anni, determineranno sicuramente una notevole riduzione dell’impatto clinico di questa patologia riducendone l’evoluzione in chi già è affetto e eliminando la progressione in chi presenta gradi di fibrosi non avanzata.
“Il convegno che si tiene a Ostuni – commenta Francesco Dammacco, professore emerito di Medicina interna dell’Università di Bari – è di particolare importanza perché mette a fuoco alcuni problemi cogenti relativi all’epatopatie croniche con particolare riguardo all’infezione cronica da Hcv, una malattia ritenuta poco curabile, quindi suscettibile di evoluzione in cirrosi e in cancro fino a pochi anni fa; e attualmente con i nuovi farmaci, cosiddetti farmaci antivirali ad azione diretta, si sta dimostrando particolarmente sensibile a questi farmaci con possibilità di ottenere la eradicazione del virus – quindi la guarigione – in oltre il 90% dei casi”.
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